Bellaveder – Eccellenza del Vino Trentino

La Storia di Bellaveder

Un nome radicato nella tradizione

Dal poggio di Maso Belvedere, la vista si apre sulla Valle dell’Adige, abbracciando la Piana Rotaliana, il Monte di Mezzocorona, la Paganella e la piramide del Monte Bondone. Un panorama mozzafiato che racconta la vocazione vitivinicola di questo territorio. Il nome “Bellaveder” compare per la prima volta in una bolla episcopale del 1767, un riferimento storico che conferma il profondo legame dell’azienda con la cultura vinicola trentina.

Negli anni ’50, il Dott. Mario Seppi acquistò il maso e i primi tre ettari di vigneto, un piccolo appezzamento che la comunità locale chiamava “Mas Picol”. Oggi, l’azienda si estende su otto ettari, coltivati con passione e dedizione.

Filosofia produttiva e agricoltura biologica

Rispetto della terra e innovazione

Bellaveder segue una viticoltura biologica certificata, basata su pratiche sostenibili che rispettano la natura e valorizzano il territorio:

• Sovescio per migliorare la fertilità del suolo.
• Potatura soffice con il metodo Simonit & Sirch, per preservare il flusso linfatico della vite.
• Gestione meccanica del sottofila, evitando l’uso di erbicidi e prodotti chimici.
• Bassa resa per ceppo, per ottenere uve di qualità superiore.
• Ventilazione naturale grazie all’“Ora del Garda” e alla forte escursione termica.

Etichette d’autore

L’arte di Cesarina Seppi

Le etichette dei vini Bellaveder sono tratte dalle opere di Cesarina Seppi, artista trentina e sorella di Mario Seppi. Nel 1978, realizzò una serie di dipinti con foglie di vite essiccate, dando vita a un’iconografia unica, oggi riproposta sulle bottiglie del Lagrein Riserva “Mansum” e del Passito.